Hans Jonas, Il Prometeo scatenato


Di fronte alle nuove conquiste della scienza e della tecnica con­temporanee, che hanno posto l’uomo in una posizione impara­gonabile a quella del passato rispetto alla natura, anche l’eti­ca deve andare incontro a una nuova fondazione.

cover69Il Prometeo irresistibilmente scatenato, al quale la scienza conferisce forze senza precedenti e l’economia imprime un impulso incessante, esige un’etica che me­diante auto-restrizioni impedisca alla sua potenza di di­ventare una sventura per l’uomo. La consapevolezza che le promesse della tecnica moderna si sono trasfor­mate in minaccia, o che questa è indissolubilmente con­giunta a quelle, costituisce la tesi da cui prende le mos­se questo volume. Essa va al di là della constatazione della minaccia fisica. La sottomissione della natura fina­lizzata alla felicità umana ha lanciato col suo smisurato successo, che coinvolge ora anche la natura stessa dell’uomo, la più grande sfida che sia mai venuta all’esse­re umano dal suo stesso agire. Tutto è qui nuovo, dissi­mile dal passato sia nel genere che nelle dimensioni: ciò che l’uomo è oggi in grado di fare e, nell’irresistibile esercizio di tale facoltà, è costretto a continuare a fare, non ha eguali nell’esperienza passata, alla quale tutta la saggezza tradizionale sul comportamento giusto era im­prontata. Nessuna etica tradizionale ci ammaestra quin­di sulle norme del «bene» e del «male» alle quali vanno subordinate le modalità interamente nuove del potere e delle sue possibili creazioni. La terra vergine della prassi collettiva, in cui ci siamo addentrati con l’alta tec­nologia, è per la teoria etica ancora terra di nessuno. In questo vuoto (che è nel contempo anche il vuoto dell’o­dierno relativismo dei valori) si colloca l’indagine qui presentata. Che cosa può fornirci un criterio? Lo stesso pericolo prefigurato dal pensiero! In questo suo bale­narci incontro dal futuro, nella prefigurazione delle sue estensioni planetarie e delle sue durevoli conseguenze sull’uomo, è possibile scoprire alfine i principi etici da cui sono desumibili i nuovi doveri del nuovo potere. De­finisco ciò «euristica della paura». Soltanto il previsto stravolgimento dell’uomo ci aiuta a cogliere il concetto di umanità che va preservato da quel pericolo. Sappia­mo ciò che è in gioco soltanto se sappiamo che esso è in gioco. Poiché qui non si tratta soltanto del destino uma­no, ma anche dell’immagine dell’uomo, non soltanto di sopravvivenza fisica, ma anche di integrità dell’essere, l’etica che ha la funzione di salvaguardarle entrambe dev’essere, al di là della dimensione della prudenza, quella del rispetto (Ehrfurcht).

La fondazione di tale etica, non più legata alla sfera direttamente interpersonale del presente, deve esten­dersi alla metafisica, a partire dalla quale soltanto si po­trà porre la questione del perché gli uomini debbano esistere nel mondo, del perché quindi valga l’impera­tivo incondizionato di assicurare la loro esistenza futu­ra. L’avventura della tecnologia con le sue imprese ar­rischiate fino all’estremo costringe ad assumersi il ri­schio di una riflessione spinta all’estremo. Qui si ten­terà tale fondazione, in contrasto con la rinuncia positivistico-analitica della filosofia contemporanea. Nell’ambito dell’ontologia verranno risollevate le anti­che questioni concernenti il rapporto fra essere e dover essere, causa e scopo, natura e valore, per ancorare all’essere, al di là del soggettivismo dei valori, il nuovo obbligo dell’uomo.

Tuttavia il tema vero e proprio è costituito dalla com­parsa stessa di questo nuovo obbligo, sintetizzato nel concetto di responsabilità. Pur non essendo certo un fe­nomeno nuovo in ambito morale, la responsabilità non ha mai avuto un tale oggetto e finora anche la teoria eti­ca se ne è occupata poco. Sia il sapere che il potere era­no troppo limitati per includere il futuro più lontano nelle previsioni e addirittura il globo terrestre nella co­scienza della propria causalità. Anziché interrogarsi oziosamente sulle remote conseguenze di un destino ignoto, l’etica si è concentrata sulla qualità morale dell’atto momentaneo stesso, nel quale il diritto del prossi­mo che condivide la nostra sorte ha da essere rispetta­to. Nel segno della tecnologia, però, l’etica ha a che ve­dere con le azioni (sia pure non più del soggetto singo­lo) che hanno una portata causale senza eguali, accompagnate da una conoscenza del futuro che, per quanto incompleta, va egualmente al di là di ogni sa­pere precedente. A ciò si aggiunge la scala delle conse­guenze a lungo termine e spesso della loro irreversibi­lità. Tutto ciò pone la responsabilità al centro dell’etica, con orizzonti spaziali e temporali corrispondenti appun­to a quelli delle azioni. Per questo la teoria della respon­sabilità, a tutt’oggi una lacuna, costituisce il centro dell’opera.

H. Jonas, Il principio responsabilità

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Da quale tesi prende le mosse il brano di Jonas?

Che cosa significa euristica della paura?

Quali dimensioni dell’essere umano sono in pericolo secon­do Jonas? Perché?

Che cosa propone l’etica della responsabilità di Jonas?

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