Adriatico Amarissimo

Chi oggi, venuto da chissà dove, d’estate prende il sole a capo Promontore, al vertice del triangolo istriano, non immagina che neanche settant’anni prima dalla terra alle sue spalle metà della popolazione, quella italiana, ha dovuto prendere la via dell’esilio. Chi naviga fra i mille scogli della Dalmazia non sa che l’isola all’orizzonte, Arbe/Rab, ha ospitato durante la seconda guerra mondiale un campo di concentramento.

Queste esplosioni di violenza sono state spesso studiate con un’ottica parziale, e quasi sempre all’interno di una storia nazionale ben definita – prevalentemente quella italiana o quella jugoslava (slovena e croata) –, scelta questa che non può che originare incomprensioni e deformazioni interpretative. Infatti, è solo applicando contemporaneamente punti di vista diversi che si può sperare di comprendere le dinamiche di un territorio plurale come quello dell’Adriatico orientale, che nel corso del ‘900 oscillò fra diverse appartenenze statuali. Inoltre, le versioni offerte dalle singole storiografie nazionali non fanno che rafforzare le memorie già a suo tempo divise e rimaste tali generazione dopo generazione. Sono maturi i tempi per tentare di ricostruire una panoramica complessiva delle logiche della violenza che hanno avvelenato – non solo al confine orientale – l’intero Novecento.

Raoul Pupo ha insegnato a lungo Storia contemporanea presso l’Università di Trieste. Si occupa di storia della politica estera italiana, della frontiera adriatica, delle occupazioni italiane nei Balcani e degli spostamenti forzati di popolazioni in Europa nel Novecento. Tra le sue più recenti pubblicazioni: Il lungo esodo (Milano 2005); Il confine scomparso (Trieste 2007); Naufraghi della pace (a cura di, con G. Crainz e S. Salvatici, Roma 2008); Due vie per riconciliare il passato delle nazioni? Dalle Commissioni storico culturali italo-slovena e italo-croata alle giornate memoriali (in “Italia contemporanea” N. 282, 2016); Logiche della violenza politica nei dopoguerra del Novecento nell’Adriatico orientale (in “Storia e problemi contemporanei” N. 74, 2017). Per Laterza, tra l’altro, Trieste ’45 (2010), La vittoria senza pace. Le occupazioni militari italiane alla fine della Grande Guerra (a cura di, 2014) e Fiume città di passione (2018)

La strage di Piazza Fontana 12 dicembre 1969

Venerdì 12 dicembre 1969. Alle 16 e 37 una bomba esplode nell’atrio della Banca Nazionale dell’Agricoltura, in Piazza Fontana, nel centro di Milano. Si contano subito 13 morti – poi diventeranno 17 – e oltre 80 feriti. Nell’arco dei seguenti 53 minuti scoppiano altre 4 bombe tra Roma e Milano.

E’ l’inizio della strategia della tensione.

Nobel per la Pace 2023 a Narges Mohammadi per la sua lotta per i diritti delle donne in Iran

L’attivista e giornalista, di 51 anni, imprigionata dalle autorità di Teheran dal maggio 2016, è ancora in carcere. L’Onu: premio al coraggio e alla determinazione delle donne iraniane

Link all’articolo Rainews

Per approfondire la storia dell’Iran si consiglia la visione del film Persepolis tratto dal lavoro di Marjane Satrapie

Il Tempo e la storia: Iran dal 1925 al 1979

1 aprile 1979 proclamata la Repubblica Islamica dell’Iran

Guerra Iran Iraq

Il 1848 a Venezia

VIDEO 2” I moti del 1848 OVO

VIDEO Introduzione generale al 1848 in Italia (Barbero)

Daniele Manin profilo Treccani

Approfondimento Treccani di Piero Del Negro – Storia di Venezia (2002)

VIDEO Lezione “Storie di Venezia” 1797 e 1848 di Michele Gottardi

Il 1848 a Mestre

Cosa successe a Mestre il 22 marzo 1848? di Pietro Brunello

“Un’orribile carneficina”, “un vero macello” e “una delle più belle giornate della vita”. Un episodio della sortita di Forte Marghera, 27 ottobre 1848 di Pietro Brunello

Giordano Bruno filosofo e pittore: i diagrammi ermetici

“I filosofi sono in qualche modo pittori e poeti, i poeti sono pittori e filosofi, i pittori sono filosofi e poeti. Donde i veri poeti, i veri pittori e i veri filosofi si prediligono l’un l’altro e si ammirano vicendevolmente”

Dal Sigillus Sigillorum

“L’arte”

3. Dobbiamo poi richiamare alla mente questo a proposito dell’arte: quanto più precisamente si rivolgono al proprio scopo le cose naturali rispetto a quelle artificiali, tanto meno agiscono in base a un calcolo; perciò capì bene Aristotele come il maggior calcolo non sia il criterio della maggior perizia e intelligenza. Sperimentiamo infatti in noi che l’arte più perfetta non sta troppo a calcolare, e l’arte elaborata non ha bisogno di star lì a ragionare, sia perché agiamo a somiglianza della natura, sia perché la natura agisce insieme con noi.

Dunque l’arte si realizza perfettamente nel momento in cui è connessa alla natura agente, infatti tutto è disposto in modo tale che arte e natura abbiano un connessione, sia perché l’arte consiste in un certo senso nell’imitazione della natura, sia poiché è impossibile che ciò che è naturale non sia partecipe dell’arte, così neppure ciò che è frutto d’arte può mancare della natura. Non v’è nulla infatti di completamente artificiale che non dipenda dalla natura; di qui, come dall’arte conosciamo i caratteri razionali o naturali di chiunque, così bisogna riferire alla natura il principio dell’arte e della ragione. Per conseguire dunque un’arte perfetta e compiuta, bisogna che tu ti unisca all’anima del mondo e viva unito ad essa che, piena di principi razionali per naturale fecondità, genera un mondo pieno di simili principi. E questi principi (come anche Plotino comprese) plasmano e dan forma a tutte le cose nei semi, come fossero piccoli mondi.

Dal momento che l’anima è presente ovunque, ed è intera e nell’intero e in qualunque parte intera, per questo in base alla conformazione della materia tu potresti scorgere in ogni cosa, benché piccola e incompleta, il mondo, e a maggior ragione il simulacro del mondo, sì che non senza motivo possiamo affermare con Anassagora che tutto è in tutto. Quando dunque qualcosa si realizza nel modo in cui l’essenza della sua anima sembra richiedere nei riguardi di una tale materia, non accade per una decisione accidentale e per una considerazione calcolata (così infatti crea l’arte, che è posteriore ed emula della natura) ma come per un principio intero, poiché la natura dispiega la forma presente.

N. Ubaldo (a cura di), Il Sigillo dei sigilli. I diagrammi ermetici. Giordano Bruno filosofo e pittore, Mimesis, Milano-Udine 1995, p. 41-42.

Per approfondire:

Video Rai: Giordano Bruno e Caravaggio intervista a Giulietta Ottaviano

Viaggio a Monaco

I CASTELLI DI LUDOVICO II

L’incanto delle foreste e delle dimore di Ludwig, Re Ludovico II di Baviera (Rai GEO)

Biografia breve Wagner

Preludio del Lohengrin

«È mia intenzione far ricostruire l’antica rovina del castello di Hohenschwangau, nei pressi della gola di Pöllat, nello stile autentico delle antiche fortezze dei cavalieri tedeschi […]. Vi ritroverete anche reminiscenze dal ‘Tannhäuser’ (Sala dei cantori con vista sulla fortezza sullo sfondo), dal ‘Lohengrin’ (Cortile del castello, corridoio aperto, sentiero per la cappella); in ogni senso questo castello sarà più bello e confortevole di quello più in basso di Hohenschwangau, che annualmente viene dissacrato dalla prosa di mia madre; gli Dei dissacrati si vendicheranno e si tratterranno con Noi, lassù sulle ripide cime, allietati dall’aura del Paradiso.» da una lettera di Ludovico II a Wagner del maggio 1868.

L’AVVENTO DEL NAZISMO

L’età dei totalitarismi (3′ e 20”)

Hitler: profilo biografico (3′)

Presentazione

Putsch di Monaco

Conferenza di Monaco

DACHAU

Breve presentazione

Sopravvivere a Dachau Intervista a Enrico Vanzini

RESISTERE AL NAZISMO: LA ROSA BIANCA

Documentario La Resistenza al Nazismo: La Rosa Bianca 

Film: La Rosa Bianca

Napoleone a Venezia

A seguito della pace di Presburgo del 1805 i territori
veneto-friulani ceduti all’Impero asburgico con il trattato di Campoformio nel 1797
entrando a far parte del Regno d’Italia sotto l’egida francese.
Tuttavia, l’integrazione vera e propria avvenne soltanto il 1° maggio 1806,
quando entrarono in vigore il codice napoleonico, il sistema monetario,
il concordato concluso con la Chiesa cattolica nel 1801 e l’intera organizzazione amministrativa del Regno d’Italia.

Napoleone arrivò a Venezia tra alla fine di novembre del 1807.

La sera prima, il 28 novembre, aveva dormito nella splendida Villa Pisani a Strà (venduta dalla famiglia Pisani al Bonaparte) che ancora oggi conserva testimonianze dirette della sua permanenza.

Nella città lagunare Napoleone intervenne direttamente nella ridefinizione di Piazza San Marco demolendo la Chiesa di S.Damiano ed edificando l’Ala napoleonica (o Procuratie nuovissime), istituì il primo cimitero cittadino nell’isola di S.Michele e i primi giardini pubblici a S.Elena.

Nel 1807, per decreto napolenico, fu fondato il primo Liceo cittadino demoninato Liceo S.Caterina (dal nome dell’ex convento in cui ha sede) ora Liceo Foscarini.

Le riforme di Napoleone interessarono anche la popolazione veneziana in particolare i cittadini di origine ebraica che vennero equiparati al resto della popolazione della città abolendo le norme restrittive imposte nel ghetto di Venezia.

Divertissement

Siamo di fronte a un altro degli argomenti piú noti del pensiero pascaliano, reso oggi ancora piú attuale dall’avvento dei mezzi di comunicazione e di “distrazione” di massa. Pascal indaga il mistero che sta dietro al continuo desiderio dell’uomo di distrarsi, di non pensare.

B. Pascal, Pensieri, S. 348-352, 359; B. 168, 127, 129, 169, 131, 142

348. Distrazione. Gli uomini, non avendo potuto guarire la morte, la miseria, l’ignoranza, hanno risolto, per viver felici, di non pensarci.

49. Condizione dell’uomo: incostanza, noia, inquietudine.

350. La nostra natura è nel movimento; il riposo assoluto è la morte.

351. Nonostante tutte queste miserie, l’uomo vuol essere felice, e vuole soltanto esser felice, e non può non voler esser tale. Ma come fare? per riuscirci, dovrebbe rendersi immortale; siccome non lo può, ha risolto di astenersi dal pensare alla morte.

352. Noia. Nulla è cosí insopportabile all’uomo come essere in un pieno riposo, senza passioni, senza faccende, senza svaghi, senza occupazione. Egli sente allora la sua nullità, il suo abbandono, la sua insufficienza, la sua dipendenza, la sua impotenza, il suo vuoto. E subito sorgeranno dal fondo della sua anima il tedio, l’umor nero, la tristezza, il cruccio, il dispetto, la disperazione. […]

359. Distrazione. La dignità regale non è forse di per sé cosí grande per se stessa da render felice chi la possiede con la sola visione di quel che è? Bisognerà distrarlo da quel pensiero, come la gente comune? Vedo bene che, per render felice un uomo, basta distrarlo dalle sue miserie domestiche e riempire tutti i suoi pensieri della sollecitudine di ballar bene. Ma accadrà il medesimo con un re, e sarà egli piú felice attaccandosi a quei frivoli divertimenti anziché allo spettacolo della sua grandezza? E qual oggetto piú soddisfacente si potrebbe dare alla sua mente? Non sarebbe far torto alla sua gioia occupare il suo animo a cercare di adattare i suoi passi al ritmo d’una musica o di mettere a segno una palla, invece di lasciarlo godere tranquillo la contemplazione della gloria maestosa che lo circonda? Se ne faccia la prova: si lasci un re completamente solo, senza nessuna soddisfazione dei sensi, senza nessuna occupazione della mente, senza compagnia, libero di pensare a sé a suo agio; e si vedrà che un re privo di distrazioni è un uomo pieno di miserie. Cosí si evita con cura un tal caso, ed esso ha sempre intorno a sé un gran numero di persone che badano a far seguire agli affari di Stato gli svaghi e che predispongono piaceri e giuochi per riempire tutto il tempo in cui resterebbe altrimenti in ozio, dimodoché non resti mai un vuoto. Ossia, i re son circondati da persone che si prendono una cura singolare di evitare che restino soli e in condizione di pensare a loro stessi, ben sapendo che, se ci pensassero, sarebbero infelici, nonostante che siano re.

In tutto questo discorso, parlo dei re cristiani non in quanto cristiani, ma solo in quanto re.

(B. Pascal, Pensieri, a cura di P. Serini, Einaudi, Torino, 1967, pagg. 150-151 e 157)

Il movimento delle Suffragette e il voto alle donne

Le prime rivendicazioni dei diritti delle donne risalgono già all’epoca della Rivoluzione francese con la Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina di Olympe de Gouges. Nel XIX secolo, soprattutto in area inglese, si formeranno le prime proposte per estendere il diritto di voto alle donne dando vita al movimento delle Suffragette (da suffragio).

Storia del movimento suffragista
Clip tratta dal film Suffragette (2016) : il discorso di Emily Pankhurst
Suffragette in Italia
Debate sulla “caccia alle streghe”

Guerra in Ucraina

Dalla crisi russo-ucraina alla guerra

Le sanzioni economiche

Analisi aggiornata del conflitto

Aggiornamenti costanti dalla stampa internazionale

Indroduzione storica (Zanichelli)

Dizionario di storia (sintetica)

Aula di lettere (estesa)

Mappe e grafici per comprendere la situazione attuale

Il discorso di Putin (trascrizione) (e l’uso pubblico della storia )

Cos’è la NATO?

Paesi che dipendono dal gas russo

Ucràina o Ucraìna? La risposta dell’Accademia della crusca

Bibliografia: